LA PISTA D'ORO ABBANDONATA

Non lontano da dove abito esiste un luogo abbandonato che un tempo ospitava storiche gare che hanno fatto la storia dell'automobilismo romano.

D'oro purtroppo c'è rimasto ben poco ormai, essendo abbandonata da più di dieci anni ed essendo stata sfruttata da un intero campo rom nel piazzale antistante l’ingresso e sotto la storica «K» che ancora campeggia vicino alle tribune, ha lasciato cumuli di rifiuti, uffici distrutti, vetrate in frantumi.

Ora completamente deserta e priva di ospiti mi ha permesso di sgattaiolare al suo interno per poter fotografare quello che ne resta, un decadente museo dove un tempo persone del calibro di Califano o Little Tony sedevano al tavolo del bar prima di esibirsi in spettacoli di contorno a importanti gare internazionali.

Un luogo praticamente sconosciuto a chiunque, padre di moltissimi campioni della storia della formula uno come Elio De Angelis, Andrea De Cesaris, Eddie Cheever, Emanuele Pirro, Giancarlo Fisichella e molti altri.
Questo mausoleo su la Via Tiburtina ha ospitato due campionati mondiali (‘64-65) e moltissime prove internazionali con i migliori piloti in circolazione negli anni Settanta-Ottanta.
Tra gli ultimi ad aver percorso questo magico tracciato anche Lewis Hamilton, campione del mondo di Formula Uno, essendo unica (almeno per quanto riguarda la città di Roma) nel suo genere molti campioni hanno formato le loro abilità proprio sopra quest ultimo.

Avrebbero dovuto demolire tutto e costruirci dei palazzi, ma fino a oggi non è successo nulla di tutto questo, e lentamente la pista è andata morendo.
Adesso ci sono solo ruggine, erbacce, strutture abbandonate che solo per miracolo si reggono in piedi, come la cabina dello starter e i box. Negli uffici cumuli di faldoni, i bagni sono a pezzi e gli spalti paurosamente rovinati salendoci sopra ti comunicano un velato "a tuo rischio e pericolo".

La pista ha una larghezza media di 8 metri, che raggiunge i 9 metri sulla linea del traguardo. Il senso di marcia è orario. Il tracciato principale International si snoda in 9 curve.
Ho voluto percorrere camminando l'intero percorso, osservando sull'asfalto ancora i segni di alcuni pneumatici, i semafori ormai morti un tempo padroni della strada, la segnaletica sbiadita e rovinata quasi a sembrare teatro di chissà quale battaglia avvenuta secoli addietro.
Ho passato ore dentro questa costruzione, aspettando che lentamente calasse il sole, volevo vivere un giorno come fossi stato uno di quei campioni che sotto i miei piedi sfrecciavano e sfrecciavano, rincorrendo un tempo da battere.

Lentamente è arrivato il tramonto, e tutto intorno a me si è immerso nel caldo calore arancione della notte che avanza, ricordandomi che non potevo trattenermi ancora a lungo al suo interno.
Abbandonato si, quindi allo stesso tempo pericoloso, come me anche altre persone avrebbero potuto arrivare e non per scopi simili al mio.

Molto spesso mi capita di passarci davanti e tutte le volte mi volto a guardarlo, tutte le volte la mia mente vola a quando da piccolo mio padre mi portava li, a guidare i kart, 20 mila lire per 20 minuti, ho sempre pensato fosse molto caro ma cavolo quanto era divertente guidare quella piccola macchina chiassosa.

Ho realizzato anche un piccolo video descrittivo di questo luogo, spero possa donarvi quelle stesse sensazioni che ha donato a me, anche solo per immedesimazione perchè posti del genere non ne esistono davvero più